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Terre aride” di Mariano Rampini

Rabbia.

E’ il primo non-sentimento che mi ha assalito una volta terminata la lettura del romanzo di Mariano Rampini Terre Aride (Aporema Ed. 2021).

Il web, lo sappiamo, brulica di racconti e romanzi mediocri per i quali fanno a gara amici compiacenti o pseudocritici prezzolati a decantarne le lodi, senza rendersi conto che fanno un grande danno alla lettura in genere e al fantastico in particolare. Tanti ‘scrittori’, per autoelezione e non certo per valore, continuano imperterriti a proporre le loro opere fiduciosi nel fatto che se dici cento volte che il tuo è un buon romanzo alla fine il tuo romanzo diverrà… buono.

Potenza persuasiva del web! Ingannevole.

E poi ti capita tra le mani un romanzo come quello di Rampini.

Lo leggi, l’hai promesso e ti tocca, come hai fatto per tanti altri che non vedevi l’ora di arrivare alla fine.

E poi ti capita tra le mani un capolavoro come quello di Rampini.

Un romanzo psichedelico, con una narrativa a tratti stroboscopica, capace di spingerti a voltar pagina ogni volta nonostante l’ora tarda, capace di farti fermare ogni tanto per ripensare e confessare: l’avrei voluto scrivere io.

E’ vero, adoro quel modo di scrivere, adoro frasi corte, a capo e fulminanti, adoro le non-spiegazioni, adoro i finali che tu scegli se felici-infelici, adoro il viaggio e la cerca.

Conosco Mariano da non meno di quarant’anni. Ma da quasi quarant’anni l’ho perso ma ritrovato in questo suo primo romanzo ‘vero’ che leggo.

Fresco, cupo al punto giusto senza essere oppressivo, veloce e avventuroso quando occorre, immobile e pensoso quando occorre, come le sue terre aride che avrebbero nella realtà infinite interpretazioni.

Le Terre Aride sono come la droga, e la storia parte proprio dai fiori neri che sono allucinazione inimmaginabile, droga che ti spinge a cercare qualcuno, una figlia, un amico, e a trovarli vivi o scheletriti, droga che ti costringe all’amicizia involontaria.

Le Terre Aride sono i tuoi incubi vissuti ‘nel cuore dell’ombra’ dai quali ne vieni fuori con una forza sovrumana.

Le Terre Aride sono un luogo non-luogo dove trionfa la solitudine, una solitudine pericolosa, a volte mortale, che trasforma diamanti in mostri, eppure una solitudine che ti sbatte in faccia la tua vita insulsa per spingerti a cambiarla.

Di Mariano ho letto decenni fa alcuni racconti che avevano in nuce la sua spinta creativa. Poi è ‘scomparso’ forse anche lui alla ricerca di quel luogo sulla Terra che dà un potere inimmaginabile. Per riapparire all’improvviso con questo grande romanzo, tanto che c’è da chiedersi se non sia lui stesso riemerso dalla Terre Aride. E’ come se… se avesse completato il suo ciclo evolutivo, giungendo a regalarci un romanzo straordinario che va letto come un saggio di vita.

Forse, resterà nell’anonimato come quelle gradi opere che hanno bisogno di tempo prima che le si ‘riscopra’, mentre continuano a saltabeccare nei social i ‘gradi’ scrittori che di grande hanno soltanto una immensa presunzione.

E questo, ditemi voi, se non fa davvero rabbia.

Donato Altomare

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