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Sergio Mastrillo, da Jim Morrison a True Legend

SergioDa ragazzo aveva la passione per il rock, in particolare per Jim Morrison (1943-1971), il leggendario Re Lucertola, di cui amava non solo i brani musicali ma anche le poesie. E proprio con i versi Sergio Mastrillo ha cominciato a scrivere: “Ricordo- ci racconta- che ero ancora minorenne quando scrivevo continuamente versi sui muri o dichiarazioni d’amore che i miei compagni mi commissionavano per conquistare le loro fanciulle. Erano i tempi ingenui dello sbarbatello”. Dopo la maturità conseguita all’Istituto tecnico commerciale, Sergio si è trasferito all’estero viaggiando molto e per lungo tempo, lavorando nel campo della ristorazione e quando non era in giro per divertimento, studiava, leggeva e scriveva creando storie in continuazione. “Volevo – con tutte le mie forze – fa presente- diventare uno scrittore, nonostante molti ci ridessero sopra”. Tornato in Italia ha ripreso i contatti con i vecchi amici con i quali sin da ragazzo condivideva la passione per la letteratura fantastica dando vita ad un sodalizio di lettura e scrittura che alla fine è diventato il Gruppo True Legends. “Attualmente -aggiunge- vivo felicemente nel mio paese, Santi Cosma e Damiano in provincia di Latina, con la mia consorte e lavoro come guardia giurata e operatore di centrale satellitare presso un istituto di vigilanza”. E tanto basta a Sergio, oggi quarantaquattrenne, a essere soddisfatto della sua vita nella quale il “demone” della scrittura non lo ha mai abbandonato, unitamente al gioco del calcio e all’andare per boschi a raccogliere i funghi.

Oltre a Jim Morrison, leader carismatico dei Doors, che pubblicò apprezzate raccolte poetiche di genere beat, chi sono stati i tuoi riferimenti sotto l’aspetto letterario?
La passione per Jim Morrison, durante la giovinezza, si è tramutata in pura contemplazione per i testi di William Blake, John Milton e Baudelaire. Letture che all’epoca non riuscivo nemmeno a capire profondamente, ma che avevano già sortito il loro effetto evasivo e straniante. Col tempo ho letto di tutto, dalla filosofia alla letteratura fantastica, passando per i romanzi storici e i poemi classici. Adoro tutta la narrativa di evasione che ha una costruzione mitologica alle spalle e un worldbuilding corposo. Non saprei scegliere un autore preferito, dipende dal genere letterario. Sono quello che di solito viene definito un “lettore forte”. Leggo dalle cinquecento alle mille pagine a settimana, tra narrativa e saggistica, ma saranno al massimo un paio di dozzine gli autori che mi sono entrati nelle ossa, condizionando tutto quello che ho scritto in seguito. Giusto per dare un’idea, posso elencare i libri che portavo sempre con me, nelle tante peregrinazioni: Il pendolo di Foucault (Eco), Il Viaggiatore (Jennings), Il signore delle mosche (Golding), Il Mago (Le Guin), Mondo Disco (Pratchett), Il Signore degli anelli (Tolkien), Il Silmarillion (Tolkien), IT (King), 1984 (Orwell). Questi erano i pochi libri che entravano in valigia insieme ai miei quattro stracci, ma ce n’erano molti altri che avrei voluto portare con me.

Prima hai fatto riferimento al Gruppo True Legends, ossia un collettivo di amici accomunati dall’amore per la letteratura. Quale intento avevate quando vi siete costituiti? A distanza di tempo il progetto funziona? E dopo il romanzo distopico True Legend-Reclutamento (Robin Ed.) scritto insieme a Cristian Gaito, Riccardo Vezza e Salvatore Vita continuerete a pubblicare?
Per arrivare a parlare del progetto True Legends, dovrei True Legend-Reclutamento cominciare da qualche anno addietro quando la vena creativa del nostro gruppo di scrittura si era esaurita con la stesura e la progettazione di una saga epic fantasy che conta qualche migliaio di pagine scritte, gran parte ancora da revisionare. Una vera e propria cosmogonia epica composta da vari romanzi, antologie e poemi. Tante di quelle scartoffie da segarci tutti i pioppeti di Salomone! Fuori pioveva. Noi seduti intorno al tavolo coi fogli bianchi davanti. Ci siamo chiesti cosa potevamo scrivere. Doveva essere qualcosa di originale. È successo tutto in un pomeriggio. Ricordo che la prima cosa che decidemmo fu la tecnica narrativa. Moderna, graffiante, a volte grottesca, con vari POV che si alternano dal passato di una terza persona immersa, al presente di un flashback in prima persona o di un sogno. Una struttura non lineare, senza fronzoli o spiegazioni di sorta, se non quelle dettate da uno Show, don’t tell quasi puro. Questa fu la prima questione che affrontammo, ancor prima di decidere la storia. Distopia, tecnologia e società furono le prime parole che uscirono, dopo che qualcuno disse: “Scriviamo un libro sul calcio?”. Ne è uscito un romanzo nostalgico, che trasuda Anni 80 da tutti i pori. Un libro pieno di rimandi e citazioni dei cartoni animati e film dei nostri tempi, che non si limitano ad essere spiattellati in bella mostra, ma che incollano i frantumi della realtà futura con un mastice solidissimo, malinconico, crudo e commovente. TL Reclutamento è il primo volume di una trilogia che vedrà i suoi personaggi e le sue trame intrecciarsi pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, libro su libro, per molti anni ancora.

Ci sono state difficoltà nella stesura del testo visto che è scritto a più mani? Come avete organizzato il lavoro?
Per quanto riguarda la procedura del collettivo, non è stato facile venirne a capo, tuttavia è molto stimolante. Fino ad allora non avevamo mai scritto un libro a più mani, ma ci eravamo limitati a elaborare ognuno il proprio romanzo, ruotando intorno a un soggetto comune oppure a un evento in particolare. La fase creativa è stata semplice. Nelle riunioni domenicali abbiamo lavorato sui personaggi, la trama principale e le tre sottotrame, poi durante la settimana ognuno scriveva il proprio capitolo, consultando spesso gli altri e creando di volta in volta gli intrecci. Infine ogni capitolo subiva la rettifica degli altri tre. Cercare di uniformare il testo in fase di revisione, infatti, è stata la cosa più complicata. Non era roba da poco riuscire a fondere quattro stili, tanto da non riconoscerne la paternità. Finora abbiamo avuto molti riscontri positivi, anche da colleghi importanti e soprattutto per la finale al Premio Vegetti 2020, quindi pensiamo di aver fatto un buon lavoro e che ne sia valsa la pena. E poi su ogni pagina di True Legends, insieme al riscatto dell’umanità, c’è una forte impronta ecologista, cosa che ci sta molto a cuore.

Hai anche dato alle stampe una mini antologia dal titolo Crazy Heroes (Ed. Scudo) nella quale è presente un racconto sull’attuale pandemia…
Crazy Heroes All’inizio Il Paziente Zero non era previsto nell’antologia Crazy Heroes. I racconti che avevo inviato ad Altrimondi per una pubblicazione su fanzine sono piaciuti alla redazione di Edizioni Scudo, che poi mi propose la pubblicazione con l’aggiunta di un altro pezzo per questioni di lunghezza. Proprio in quei giorni, era metà febbraio, avevo scritto questo racconto che parlava di quarantene e mascherine. Quando lo inviai a una nota rivista, c’era il primo contagiato in Italia e si cercava il fantomatico Paziente Zero. Il pezzo non è dispiaciuto, ma non fu pubblicato per una questione di attinenza, visto che si avvicinava più alla realtà che alla fantascienza. Infatti nel racconto ci sono scene deprecabili, proiezioni di un futuro imminente che in questi mesi abbiamo visto scorrere in tutti i telegiornali. Ovviamente non si è trattato di un’annunciazione profetica, piuttosto di prevedibile stupidità umana.

Recentemente, invece, hai pubblicato il racconto La città dei La città dei fuochi d’artificio fuochi d’artificio selezionato per l’antologia di autori vari Un Natale Horror nell’ambito della VII edizione del Contest letterario a tema. Che cosa ha di particolare la città di cui parli?
Sì, appena ho letto il bando, ho scritto e inviato questo racconto. L’ambientazione è molto simile al mio paesello in collina. Ho usato il suo antico nome aurunco. Gli abitanti di questa astrusa cittadina sono fanatici dei fuochi d’artificio, proprio come gran parte dei miei compaesani. Quindi sviluppare una trama horror in seimila caratteri mi è venuto naturale. Inattesa e gradita selezione.

Ho letto sul tuo profilo Facebook che stai preparando una storia da inserire nella prossima antologia di Giovanni Mongini L’alba dei miei compagni di viaggio da ieri ad oggi, sempre per le Edizioni Scudo. A che punto sei?
Il doppio racconto per l’antologia è già in lavorazione. Sulla base di una favola che scrissi vent’anni fa, sto buttando giù un secondo racconto che si ricollega alle vicende del primo. Ovviamente stili e tecniche usate sono completamente differenti, proprio per rimarcare l’evoluzione della scrittura e del pensiero da ieri ad oggi. Sarò orgoglioso di far parte dell’antologia di un grande come Mongini. Roba da raccontare ai nipoti!

Hai altri progetti in via di elaborazione?
Prossimamente uscirà, nella collana Heroic Fantasy Italia di Delos, un’antologia ormai in fase di editing. È scritta a sei mani (tre quarti del Gruppo True Legends) e non ha ancora un titolo, ma sarà un dark fantasy a tratti cupo e divertente. Poi ci sono altri due progetti che ho già consegnato a due editori diversi e che pare siano interessati alla pubblicazione: Le Cinque Vie è uno dei romanzi della saga epica di cui ho accennato. Un viaggio verso l’ignoto, sia fisico che spirituale. Il libro ha già la prefazione di un “pezzo grosso” a cui il viaggio è piaciuto. È un progetto su cui ho lavorato molto. Mentre La Psicostoria Infinita è un’antologia personale di racconti di sf, tutti scritti negli ultimi due anni: vanno dal verosimile alla parodia, seguono il filo della scienza, della pseudoscienza o della scienza sociale, con un pizzico di filosofia della matematica (spiccia). Già mi immagino la copertina con un bel frattale al centro, e la scritta Vol.1° sotto al titolo. Non vedo l’ora di vederlo su carta. Spero che riusciremo a pubblicarli entrambi entro il 2021. Nel frattempo aspettiamo l’antologia HFI e, ovviamente, lavoriamo sul secondo e sul terzo volume di True Legends.

Ma è vero che tramuti i sogni in storie?
Vero! Tutto quello che scrivo viene strutturato sulla base di un’ispirazione onirica. Basta prendere qualche appunto tra il letto e il caffè.

E allora non ci resta che augurarti di fare bei sogni per continuare a proporci altrettante belle storie!

Filippo Radogna

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