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La Fantascienza cuore razionale della letteratura fantastica

Tornando dal Convegno della World SF Italia tenutosi a Pistoia presso la Biblioteca San Giorgio il 23 Luglio 2022, colpito da due affermazioni fatte rispettivamente da Franco Piccinini e dal Presidente dell’associazione Donato Altomare durante l’evento “Dove va la fantascienza italiana – storia e prospettive”, ho fatto alcune riflessioni sulla fantascienza.
Semplificando molto (mi perdonino Piccinini e Altomare) Piccinini ha affermato che dovremmo cominciare a considerare la fantascienza non più come un genere letterario ma come una letteratura, un po’ come quella realista, verista, futurista, ecc.; Altomare invece, provocatoriamente, ha detto che la fantascienza è ormai morta perché la distanza tra l’immaginario e il reale si è ridotta quasi a zero privandoci di occasioni di creatività.
Inoltre, nel corso del Convegno si è più volte ripetuto il concetto di come erroneamente la fantascienza sia stata considerata, soprattutto in Italia, letteratura di serie-B. Si citava per esempio Mike Bongiorno che parlava nientemeno che di fantascemenza, dando voce all’ignoranza popolare.
  Durante il Convegno, turbato da queste affermazioni, mi sono sentito in dovere di intervenire affermando, innanzitutto, che occorre fare il possibile per nobilitare questa narrativa. Ho ricordato che personalmente ho più volte affermato che se l’arte è creazione, la forma letteraria che maggiormente crea (ambientazioni, personaggi, situazioni, trame…) è proprio il fantastico. Tra i generei del fantastico la fantascienza è quella che dovrebbe creare con maggior razionalità e ingegno, partendo da basi scientifiche, come è nella sua natura.
  Se ci allacciamo qui all’affermazione di Piccinini, comprendiamo in effetti, il salto di qualità che dovrebbero fare la fantascienza e i suoi autori: diventare un vero movimento letterario, se non addirittura, appunto una letteratura, che abbia come fine primario apparentemente quello opposto di verismo e realismo, ovvero raffigurare la realtà attraverso l’immaginazione, speculare sul passato, il presente e il futuro. Diventare la letteratura che si interroga sugli infiniti “se”. Al suo interno potrebbe allora avere numerosi generi, per esempio:

  • L’ucronia che si interroga sui “se” del passato: come sarebbe stata la storia se qualcosa si fosse svolto in modo diverso, come sarebbe il presente e come sarebbe potuto diventare il futuro.
  • La fantapolitica, la fantascienza sociologica, la distopia, l’utopia potrebbero speculare sul nostro presente e la sua organizzazione sociale
  • La climate fiction potrebbe aiutarci a studiare le sorti del nostro mondo.
  • La space opera potrebbe indagare sulla possibilità di entrare in contatto con mondi alieni
  • La fantascienza più classica potrebbe continuare nella sua speculazione sui possibili futuri, su ipotesi ancora difficili da dimostrare di numerose discipline, non solo fisica, chimica, biologia, medicina, genetica e ingegneria ma anche economia, finanza, linguistica, sociologia, storia, politica.

Allora sarebbe chiaro che la fantascienza non è affatto morta. Semmai, e potrebbe essere un bene, andrebbe uccisa come genere (soprattutto se questo deve essere di serie B) per farla rinascere come movimento culturale, come letteratura del fantastico, come la colonna portante della letteratura del fantastico, al cui interno dovrebbero trovare spazio anche altre forme letterarie con l’immenso pregio di essere creative, di creare nuovi mondi, nuovi esseri viventi, nuovi tipi di umanità. Si potrebbe così ridare dignità anche al fantasy, al gotico, al soprannaturale, alla fantareligione, all’horror, solo per citarne alcuni.
  La fantascienza deve anche rinascere cambiando prospettiva. Durante il Convegno ho notato un’eccessiva insistenza sugli sviluppi della tecnologia e su come la fantascienza li abbia anticipati, commentati, analizzati, criticati e su come oggi questo sia sempre più difficile da fare. È vero che anche durante il Convegno si è più volte detto che compito della fantascienza non è certo quello di anticipare il futuro o gli sviluppi scientifici e tecnologici ma di speculare su questi. Gli autori di fantascienza non sono e non devono essere maghi con la sfera di cristallo che cercano di predire il futuro.
Non credo, però, che dovremmo lasciarci limitare, come autori di fantastico, da questa difficoltà di rappresentare le nuove tecnologie e dal loro essere già oggi troppo “fantascientifiche”. La fantascienza deve piuttosto muoversi proprio nei campi più inesplorati della conoscenza umana. Quanto c’è ancora da scrivere sui poteri della mente? Quanti possono essere gli infiniti futuri? Quante possono essere le diverse forme di vita su altri pianeti o magari al di fuori di essi? Non abbiamo bisogno di immaginare viaggi spaziali per farlo. Per quante creature la fantascienza abbia già immaginato, quante variabili sono ancora del tutto inesplorate? Forse la fisica quantistica è troppo complessa per prestarsi a una letteratura popolare, ma quante idee sta già generando. Quanti infiniti effetti possono avere diversi sviluppi tecnologici? E perché poi non avvalersi dell’ucronia, unita alla FS, per tornare indietro nel tempo e immaginare mondi senza alcune tecnologie ma che si sviluppano grazie ad altre? Perché non andare ancora più indietro e non immaginare diversi sviluppi dell’evoluzione. Sfruttiamo poi ogni disciplina della scienza. Il funzionamento delle astronavi non può più essere il cuore della fantascienza.
Non mi venite a dire, allora, che la fantascienza è morta per mancanza di idee.
  Che cosa le manca davvero? La dignità di essere letteratura e di poter attrarre a sé grandi autori. Molti nomi mainstream hanno già scritto opere fantastiche ma senza usarne l’etichetta, che li avrebbe sminuiti. Quello che vorrei è che si possa fare fantastico e fantascienza a testa alta, certi di scrivere per la più nobile delle forme letterarie, la più creativa, la più razionale, riflessiva, capace di interrogarsi sul mondo, l’uomo e l’universo e cercare risposte ai grandi interrogativi. Le altre letterature non potranno allora che apparire per quello che sono sempre state: forme inferiori d’arte.
  L’importante sarà quindi avere il coraggio e la forza di portare in alto una bandiera che dica: la miglior letteratura deve essere creativa, la letteratura per eccellenza è la letteratura fantastica. Il suo cuore razionale e pulsante è la fantascienza.

Carlo Menzinger

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