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Maurizio J. Bruno, ‘Ralf’ e la musica

MaurizioNon tutti possono fregiarsi di essere giunti in finale al Premio Urania Mondadori, ciò a Maurizio J. Bruno è meritatamente avvenuto con il romanzo ‘Ralf’. Laureato in ingegneria all’Università Federico II di Napoli, Maurizio è manager dello sviluppo di prodotti tecnologici e vive a Rieti con la sua famiglia. Scrittore di fantascienza, ama la musica e si interessa di cinema e teatro. L’arrivo in finale del romanzo ‘Ralf’ al Premio Urania è avvenuto dopo un lungo percorso. Infatti, il Nostro è stato un talentuoso ragazzino che leggeva tantissimo e dalla cui penna venivano fuori piccole storie di grande fantasia. Tutto questo poi da adulto lo ha portato a scrivere romanzi molto apprezzati che via via si stanno sempre più distinguendo nell’ambito della narrativa italiana di genere fantascientifico. “Ho sempre scritto fin dall’adolescenza- ci ha riferito- più come un bisogno personale di mettere i miei pensieri su carta per darvi ordine che per la volontà di essere letto dagli altri. Tuttavia, man mano che trovavo la mia strada nel mondo del lavoro, la scrittura è diventata anche la mia valvola di sfogo per incanalare la mia fantasia in qualcosa che non dovesse sottostare ai limiti fisici della realtà alla quale sono sottoposti, invece, i prodotti industriali di cui mi occupo”.

Cosa rappresenta per te la scrittura?
A volte ho l’impressione che la mia anima di scrittore rappresenti un po’ il Mr. Hyde che mi ha permesso di restare razionale ed efficiente nei miei panni da Dr. Jekyll che indosso quotidianamente nel mio ruolo aziendale. E poi…ho trovato da far leggere qualcosa di mio ai miei amici e sono stati loro a spingermi a proporli per una pubblicazione. Da questo punto di vista sono stato molto fortunato, perché non avrei mai accettato di pagare per veder pubblicati i miei romanzi, visto che pubblicare non era una mia priorità, e col mio primo romanzo, ‘Ralf’, ho avuto la fortuna di arrivare prima in finale al prestigioso premio Urania di Mondadori, e poi di vincere un concorso indetto da una piccola casa editrice di Torino, la Taurus che purtroppo non esiste più, e di arrivare così alla pubblicazione.

E parliamo proprio del thriller tecnologico ‘Ralf’. Quando lo hai scritto? Quale idea di fondo contiene? Che genere di tematiche affronta?
Ho scritto ‘Ralf’ poco dopo la mia laurea, quando ero progettista Ralf elettronico per l’Olivetti. A quel tempo, alcune domande mi attraversavano la mente: cos’è la vita? Cosa può essere definito vivo e cosa no? Non esistevano ancora gli aspirapolveri robot che girano oggi per le nostre case, ma cosa manca ad un oggettino di quel tipo che, di tanto in tanto, prende l’iniziativa di andarsene in giro per le nostre stanze e poi, quando le sue batterie si stanno esaurendo, torna nella propria ‘cuccia’ per ricaricarsi, cosa manca per essere definito un essere vivente? E un software di intelligenza artificiale, che oggi chiameremmo bot, capace di chattare con un essere umano, è vivo? Erano domande che mi ponevo davvero, e così ho creato una storia nella quale i miei personaggi si ponevano le stesse domande e trovavano le loro risposte.

Quindi una scrittura non fine a se stessa…
Le risposte sono servite anche a me. Poi, ovviamente, la mia fantasia ha fatto la sua parte, rivestendo la storia di mistero, di “buoni” che combattono contro i “cattivi” ma con i ruoli che non sempre sono così ben definiti. Ne è venuto fuori una storia avvincente e godibile, che come dicevo prima, mi ha permesso di ottenere dei buoni piazzamenti in alcuni concorsi letterari e mi ha aperto così la mia strada nel mondo del libro.

E poi è venuto ‘Eden’, per Tabula Fati, finalista al Premio Vegetti 2017 (categoria romanzo di fantascienza), una storia di avventura nello spazio ma anche di riflessione sui rapporti umani.
Eden Dopo ‘Ralf’ ho sentito il bisogno di raccontare una storia che fosse così lontana da me nel tempo e nello spazio da consentirmi di inserire nelle pieghe degli animi dei personaggi e nelle lotte interne alla loro psiche tanti aspetti che, in quel momento, erano presenti anche nella mia vita. Una sorta di alibi o, se vuoi di allegoria, che proiettando la storia in un futuro lontano e su un pianeta distante, mi consentisse di parlare di me senza sentirmi troppo al centro della vicenda. Questa attenzione ai personaggi, ai rapporti umani, alle relazioni, ai sentimenti è una costante nei miei libri, una costante che spesso ne rende difficile la classificazione come romanzi di fantascienza, o thriller o libri di avventura.

Adoperi la science fiction come mezzo per parlare d’altro?
In effetti l’ambientazione tecnologica e la trama avvincente sono per me degli espedienti letterari per parlare invece di quello che mi interessa davvero, che sono i rapporti tra le persone, le risposte alle domande esistenziali che da sempre ci attraversano la mente. Nello specifico ‘Eden’ è comunque anche un vero romanzo di fantascienza con astronavi, creature aliene, colpi di scena, misteri da risolvere, che senza dubbio appassionerà anche gli amanti del genere.

Mentre il romanzo ‘Veli’, pubblicato da Solfanelli, è ambientato a Napoli. Nella trama c’è un intreccio che comprende tecnologia, azione e mistero.
‘Veli’ è l’ultimo dei miei romanzi. In esso si fondono la mia passione Veli per la tecnologia, il mio interesse per la storia e anche il mio amore per Napoli, la città in cui ho frequentato l’università. Mi interessava approfondire un concetto che per me è fondamentale e che è al centro del mio modo di intendere la vita, la società, i rapporti umani: la diversità è una ricchezza! Ho voluto creare una storia nella quale mondi assolutamente lontani tra loro, modi di pensare differenti culture diverse, si incontrassero e riuscissero a venire a capo di problemi e misteri più grandi di loro proprio grazie alle loro differenze; una storia che servisse a dimostrare che se ci si sa apprezzare e stimare anche quando non la si pensa allo stesso modo, uno più uno può fare tre, e si può arrivare dove una sola delle due parti non sarebbe mai potuta arrivare. Anche in questo caso, però, tutto questo è disciolto in una storia godibile e avvincente che trascina il lettore in un’avventura coinvolgente che rende leggera e godibile tutta la filosofia prima descritta.

Hai anche scritto, con Piera Rossotti Pogliano, il volume ‘Il Filo d’inchiostro’ (Tabula Fati) e gestisci un sito di servizio per gli scrittori esordienti. Entrambe le iniziative sono finalizzate ad aiutare gli scrittori esordienti. Ce ne vuoi parlare?
‘Il Rifugio degli Esordienti’ è nato oltre venti anni fa, quando internet era agli albori. A quel tempo i social non esistevano ed era difficile condividere le proprie esperienze con gli altri scrittori alla ricerca di un editore. Tanti erano vittime di personaggi senza scrupoli che non voglio neppure chiamare editori, e spesso chi aveva un manoscritto nel cassetto si trovava da solo a nuotare in acque difficili e senza punti di riferimento. Il ‘Rifugio’ nasce quindi proprio come il posto, virtuale, nel quale le esperienze di uno potessero diventare le esperienze di tutti e consentissero a tutti gli altri di non commettere gli stessi errori già commessi da altri. Il sito è ancora attivo ma, francamente, la sua utilità oggi è molto meno evidente perché grazie ai social è molto più facile condividere esperienze ed entrare in contatto con altri che hanno già avuto rapporti con questo o quell’editore e raccogliere consigli e suggerimenti per orientarsi nel difficile mondo dell’editoria.

Chiudiamo questa nostra conversazione con la musica che è uno dei tuoi interessi, atteso che tra l’altro hai scritto qualche testo musicale e suoni la chitarra. Quali generi musicali e quali gruppi o autori ascolti?
Della musica sono essenzialmente un fruitore, nel senso che mi piace ascoltarla. Ascolto con piacere musica quasi di tutti i generi, e anche se le mie radici sono senz’altro legate ai grandi gruppi rock degli anni ’80: gli America, i Dire Straits, i Genesis, i Queen, so riconoscere la qualità di un bel brano anche se appartenente ad un settore totalmente diverso. Strimpello un po’ la chitarra e, in passato, ho anche composto qualcosa, ma oggi mi limito tutt’al più ad un po’ di sano e rilassante karaoke, attività nella quale i miei cavalli di battaglia sono Ramazzotti e Ligabue!

Infine sveliamo una curiosità: la J. che segue il nome di Maurizio sta per Jafet, nome biblico di suo nonno. Per quanti vogliano ulteriori informazioni sul Nostro consigliamo la ricca home page al seguente indirizzo: www.danaelibri.it/mjbruno.

Filippo Radogna

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