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Alfredo Castelli: un ricordo troppo breve

Oggi, mercoledì 7 febbraio 2024. Inizio della terza ora, una delle mie “ore buche”(ebbene sì, sono insegnante a tempo pieno e in tal veste concluderò l’ultima delle mie troppe carriere). Messaggio WA da mia moglie: “È morto Alfredo”. Lo rileggo,ma già so che è vero: ero a conoscenza delle sue condizioni, anche se quando l’irreparabile accade non ne sei mai convinto. Anche se te lo aspetti.
 Non starò qui a scrivere quando è nato, tutti i personaggi che ha creato/sceneggiato e, qualche volta, disegnato, e via elencando. Vedo che in Rete lo hanno già fatto in tanti. Certo, celebrato per Martin Mystère; ma, posso confessarlo, a me piacevano di più le sue strisce umoristiche, zio Boris e soprattutto l’Omino Bufo. L’Omino Bufo: quella è la vera arte! Se non le avete mai lette, fatelo. E poi, le sue opere più curiose, una tra le tante “I canti goliardici n.2”, che aveva curato con presentazione di Roberto Brivio e pubblicati in una collana il cui direttore era Antonio Bellomi, suogrande amico scomparso nel 2021.
 Mi ha dato una mano quand’ero editore, alle volte ci si vedeva alle varie fiere cui partecipavo, a volte mi ha concesso di pubblicare qualcosa di suo. Se pensavate a una persona “del giro”, lui la conosceva o nei tanti anni di carriera l’aveva conosciuta, che fosse Bonvi o Silver o Walter Valdi. Ci frequentavamo da anni, credouna ventina; qualche volta sono stato a pranzo da lui (gli abbiamo fatto secca una pila di piatti, ahimè), qualche volta lui e sua moglie Anna sono stati a pranzo qui a casa mia. Ma soprattutto ci vedevamo al ristorante: magari ci si incontrava fuori dalla Bonelli, o anche dentro, nel suo ufficio, e da lì si partiva con la sua automobile per uno dei posti che aveva scovato a Milano e dove si mangiava decentemente senza svenarsi.
 E il cibo era sempre condito con tante chiacchiere: Alfredo era un grande conversatore, dotato di un’enorme cultura che però non ti faceva mai pesare. Ci si poteva parlare di tutto… e il tempo volava.
 Ma il tempo è volato troppo in fretta. Sapevo che era malato, e negli ultimi mesi ci siamo frequentati sempre meno. L’ho sentito affievolirsi pian piano; e stamattina ho avuto la notizia che se ne era andato, “dolcemente e in serenità”.
 Da lui ho imparato tanto, e avevamo qualcosa in comune. Per esempio, oltre all’amore per i libri, entrambi portiamo… portavamo… le bretelle. Ora che non seipiù qui, Alfredo, sarò l’unico tra i miei amici a indossarle?.

Luigi Petruzzelli, 7 febbraio 2024

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