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Terence Hill testimonial della mostra di Renato Casaro

E’ stata prorogata sino al 1° maggio la mostra dal titolo “Il mio nome è Renato Casaro”, nel Museo di Palazzo Lanfranchi a Matera, che comprende oltre 100 opere tra bozzetti e manifesti cinematografici realizzati dal maestro veneto, nato nel 1935 a Treviso. L’esposizione, curata da Chiara Matteazzi e Fabio Toninelli, è stata organizzata in collaborazione tra il Museo Nazionale di Matera, la Direzione regionale Musei Veneto, l’Associazione Tapirulan e il Matera Film Festival.
Tra i tanti lavori che illustrano celebri film, presenti nella mostra materana, vi sono : Diabolik, Dune, 1997: Fuga da New York , Rambo, Conan il barbaro, Conan il distruttore, ll piccolo diavolo, Balla coi lupi e ancora, Lo chiamavano Trinità e Continuavano a chiamarlo Trinità. A questo proposito nei giorni scorsi il maestro Casaro ha partecipato a Matera ad incontro dal titolo “C’era una volta …prima del digitale… L’ultimo uomo che dipinse il cinema”, tenuto proprio a Palazzo Lanfranchi. Nell’affollato appuntamento con il pubblico, tra cui numerose scolaresche, l’artista è stato accompagnato da un testimone di eccezione, l’attore, regista e produttore Terence Hill con il quale vanta una lunga amicizia ultra cinquantennale.
L’evento è stato aperto dal direttore del museo Annamaria Mauro che ha ringraziato Casaro e Terence Hill (nome d’arte di Mario Girotti) per la presenza evidenziando come Casaro sia ritenuto uno dei più importanti illustratori cinematografici italiani popolare in tutto il mondo che ha lavorato con registi del livello di Sergio Leone, David Lynch, James Cameroon, Quentin Tarantino, Bernardo Bertolucci, Mario Bava. Nel suo intervento Terence Hill ha ricordato episodi e aneddoti della fraterna amicizia con Renato Casaro soffermandosi sulla genesi del fortunato spaghetti Fuga da Amaltea western Lo chiamavano Trinità risalente al 1970. Casaro ha fatto presente come il film fosse totalmente fuori dai canoni per l’epoca in quanto non esistevano pellicole western comiche. “Si creò immediatamente da subito una simbiosi – ha raccontato l’artista – con Terence e Bud Spencer (Carlo Pedersoli 1929-2016, ndr). Io dipinsi la scena di quello che poi divenne il cartellone in cui lui era steso sornione con il cappello sul viso di colui che ne avrebbe combinate di tutti i colori. Da lì ripresero la scena iniziale del film”. Tra gli altri manifesti che Casaro ha creato per i film di Terence Hill, frequentemente in abbinamento con Bud Spencer, (anche questi presenti nella mostra) vi sono “il mio nome è nessuno”, “…Altrimenti ci arrabbiamo”, “Due superpiedi quasi piatti”, “Chi trova un amico trova un tesoro”, “Io sto con gli ippopotami”, “Troublemakers (Botte di Natale)”.

Filippo Radogna

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