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Alexei Leonov, il cosmonauta artista

Venerdì 11 ottobre 2019 è morto Alexei Leonov (Алексей Леонов). Nel periodo della sua scomparsa i media hanno un po’ parlato di lui, con i soliti articoli commemorativi (quelli che nel gergo giornalistico si chiamano i “coccodrilli”), ma poi è stato dimenticato. Sia pure con colpevole ritardo, questo articolo intende riproporlo all’attenzione del pubblico degli appassionati di astronautica, di fantascienza e di astronomia. E, perché no, anche di cinema. Chi ha amato il film di Kubrik “2001: odissea nello spazio”, avrà probabilmente visto anche il suo seguito: “2010 – l’anno del contatto”. Il film fu affidato al regista Peter Hyams, tutt’altro che indegno ma certo non in grado di competere con la grandezza di Kubrik. Tuttavia in quel sequel si vede un’astronave con equipaggio russo, che è stata battezzata “Leonov”. C’è un motivo ben preciso per questa scelta: Arthur C. Clarke conosceva e apprezzava Alexei Leonov, di cui era diventato amico al punto di intitolargli il nome di un’astronave, oltre che a citarlo nel frontespizio del libro.
Ma chi era questo personaggio? Era nato in Siberia il 30 maggio 1934. Suo padre era un contadino che allevava cavalli, lui era l’ottavo di nove figli. Per migliorare il suo futuro Leonov intraprese la carriera militare e nel 1953 fu accettato alla scuola di piloti di Kremenchuk in Ucraina. Diventò uno dei migliori piloti da caccia dell’aviazione sovietica, volando sui famosi Mig 15, e successivamente pilota istruttore. Fu così che nel 1957 venne scelto per l’addestramento come astronauta. Anzi no, come “cosmonauta”, dato che questo era il termine usato dai russi, Alla scelta non fu estranea la volontà del segretario del PCUS Nikolaj Kruscev, detto Nikita. Figlio di contadini, Kruscev voleva che a rappresentare il popolo russo nella corsa allo spazio fossero i figli del suo popolo, contadini come era stato lui stesso. La scelta di Valentina Tereskova come prima donna da portare nello spazio, fra i tanti piloti di sesso femminile che l’URRS aveva a disposizione, fu dettata dagli stessi motivi. Oltre ad Alexei e alla Tereskova, c’erano anche Yuri Gagarin e altri piloti: in totale erano 20. Dopo un addestramento durissimo, ebbe la sua occasione di andare nello spazio il 18 marzo 1965, su una Vostok che ospitava anche altri due colleghi. Gli americani non erano in grado di fare nulla di simile. Leonov si conquistò il suo posto nella storia grazie alla cosiddetta “passeggiata spaziale”. Legato alla capsula da un cavo di cinque metri e mezzo, chiuso in una tuta che sembrava quella di un palombaro, aprì lo sportello e si lanciò fuori, diventando così il primo uomo che sia uscito nel vuoto dello spazio. L’impresa durò solo dieci minuti, perché la tuta pressurizzata funzionava male. Si gonfiò come un palloncino, tanto che al rientro non passava più per il portello della cosmonave. Per poter rientrare, Leonov dovette aprire una valvola e scaricare un po’ di aria, rischiando così il congelamento, o la vita. Un vero gesto da pionieri: la medaglia di Eroe dell’Unione Sovietica se l’è davvero guadagnata. Rileggendo quell’episodio vengono alla mente certi personaggi di Robert A. Heinlein nella sua Storia Futura: i soldati di guardia sulla Luna, i camionisti e i carpentieri dello spazio, e così via. Fu molto drammatico anche l’atterraggio, poichè i tre cosmonauti toccarono il suolo in un luogo molto lontano da quello previsto, a causa del cattivo funzionamento dei retrorazzi. Ci vollero due giorni prima che i soccorritori li trovassero: ricordo, a chi non fosse conoscitore della materia, che gli astronauti americani rientravano tuffandosi in mare, dove poi bisognava recuperarli alla svelta, prima che si inabissassero. I russi avevano grandi pianure deserte a disposizione, ma proprio per questo per toccare il suolo avevano bisogno di molto più carburante, anche perché le loro capsule erano più pesanti. Fino a quel momento, la corsa allo spazio vedeva costantemente i russi davanti agli americani: primo satellite in orbita, primi animali in orbita, primo astronauta in orbita, prima donna in orbita, primo equipaggio multiplo, prima passeggiata spaziale. Mancava un solo obiettivo: la Luna. Ma le cose cominciarono ad andare storte: sei razzi N2 scoppiarono nei test di lancio, bloccando il progetto. L’Unione Sovietica cominciava ad avere problemi economici nel sostenere quello sforzo, la sua tecnologia era obsoleta, soprattutto nel campo dei computer. Poi Korolev, il padre della missilistica russa e probabilmente il più grande progettista aerospaziale che sia mai esistito (superiore anche a Von Braun), era morto di cancro a Mosca nel 1966 e non poteva più sovrintendere alla progettazione del vettore per la Luna. Nel settembre del 1968 l’eroe della prima passeggiata spaziale era stato incluso nella rosa dei tre candidati della missione lunare sovietica, che fu annullata. Al contrario gli USA, durante sei missioni Apollo, riuscirono a mandare ben dodici astronauti sulla Luna, tra il 20 luglio 1969 (con Apollo 11) e il dicembre 1972. Ma le imprese di Leonov non erano finite: concluse in bellezza la sua carriera di cosmonauta con la missione della Sojuz che si unì in orbita a una navicella Apollo. Quel rendez-vous e la stretta di mano tra Leonov e gli americani Stafford, Brand e Slayton. sancirono la fine della guerra fredda (almeno temporaneamente). Oggi il cosmodromo di Bajkonur si trova ai margini del deserto in Kazakistan, uno stato che si è ormai separato dalla Russia, tuttavia i russi mantengono ancora il controllo sulla struttura. Ed è un bene, visto che per ora sono gli unici a rifornire di equipaggi e vettovaglie la stazione spaziale internazionale.
Quanto a Leonov, una volta messo a terra, si è laureato in ingegneria aeronautica, ma soprattutto si è scoperto una vena artistica che lo spinto a dipingere quadri raffiguranti l’avventura umana nello spazio. Non sono in grado di giudicarli dal punto di vista artistico e non tenterò di farlo. Dico solo che a me piacciono e che non c’è nessun motivo perché un pittore non possa essere di tipo figurativo e realistico, anziché astratto, metafisico o informale. Leonov è stato lassù più volte ed è certamente il più qualificato per descrivere pittoricamente l’ambiente dello spazio e i mezzi che occorrono per attraversarlo. Per chi volesse rendersene conto di persona, forniamo dei link (*) che rimandano a siti ufficiali dove prendere visione di chi era questo anziano generale dalla divisa coperta di mostrine e medaglie, dalla faccia bonaria e dal sorriso ironico, che amava farsi ritrarre con in mano pennello e tavolozza.
(*)

  • Filmato originale della prima passeggiata di un uomo nello spazio (missione Voskhod-2) tratto dall’archivio fotografico Net-Film di Mosca al link:
    https://www.net-film.ru/en/film-6047/
  • Quadri di Leonov presenti nel filmato dell’articolo di euronews. al link:
    https://it.euronews.com/2019/06/05/mosca-in-mostra-i-dipinti-del-cosmonauta-alexei-leonov
  • Quadri di Leonov presenti nelle immagini dell’articolo di Russia Beyond (da cui è stata ricavata la foto di Leonov visibile in questo articolo) al link:
    https://it.rbth.com/storia/83524-i-quadri-spaziali-del-cosmonauta
  • Franco Piccinini

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