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Il mondo fumettistico di Gino Andrea Carosini

Gino AndreaCome avviene per i talenti, sin da bambino Gino Andrea Carosini disegnava e alimentava la sua vena creativa leggendo i fumetti e in particolare il Corriere dei Piccoli. Via via crescendo si avvicina all’arte, studiando tra l’altro le opere del surrealista René Magritte, ciò che lo attrae è l’arcano e l’ambiguità che esse producono nell’osservatore. Come illustratore e fumettista inizia a pubblicare negli anni ‘80 per giornali e riviste tra cui ricordiamo L’uovo Qualunque inserto satirico pubblicato dal quotidiano genovese Il Lavoro, per arrivare sino al supplemento La lettura del Corriere della Sera. Nel 2004 vince il Premio Necronomicon come miglior fumetto horror e nel 2007 è finalista al concorso fumettistico Leblanc. E’ illustratore della rivista Andromeda mentre per l’editore Weird Book ha pubblicato il graphic novel Ombre e ha illustrato libri horror restituendo sulla pagina la sua venerazione per Lovecraft. Stessa devozione ha per Philip Dick, J.G. Ballard, la letteratura fantastica sudamericana, i film di Kubrick, il teatro e i gruppi progressive rock degli anni ‘60-‘70. Fa parte del coro di musica sacra Arkansé di Genova, la sua città. Classe 1957, diplomato in ragioneria, Gino Andrea Carosini è stato dipendente del Comune di Genova, a riposo da qualche settimana.

“Dopo 40 anni di impiego in un Ente pubblico - esordisce Carosini -, lavoro che comunque mi lasciava abbastanza tempo libero, mi sento come liberato di un peso. Quest’anno infido mi ha fatto scivolare verso la pensione in modo silenzioso, ma finalmente ci sono arrivato!”.

Adesso potrai dedicarti a tempo pieno alla tua passione per l’arte, come vedi il tuo futuro sotto questo aspetto?
Che dire? Avrò molto più tempo da dedicare al mio mondo fumettistico che in questo ultimo periodo ha cominciato a svariare anche in campi non strettamente legati alla fantascienza o all’horror.

Come si è sviluppato il tuo percorso nel mondo delle illustrazioni?
Ho sempre amato disegnare, sin da piccolo i miei scarabocchi Horror facevano gola ad amici e parenti (difatti non ho più nulla!). Poi negli anni ‘80 mi sono avvicinato al disegno satirico quindi a Gualtiero Schiaffino nume tutelare del genere, poi l’incontro fatidico con Bottaro e Rebuffi (e il grande Canale) mi ha avvicinato al fumetto comico con lo Sceriffo Fox comparso su Tiramolla, editore Vallardi. Ma al di là di essere pubblicato i due artisti mi hanno insegnato molti segreti: come fare una sceneggiatura, come sviluppare una tavola ecc. Col passare del tempo però l’amore per il fantastico ha preso il sopravvento e da allora non ho più smesso di fare fumetti e illustrazioni fantascientifiche e horror.

Hai dichiarato che Reed Crandall, disegnatore degli anni ‘50 – ’60, è il tuo punto massimo di ispirazione nel campo.
Parlare di Reed Crandall per me è una soddisfazione. Lo considero il più grande fumettista di tutti i tempi. Le sue tavole sono perfette, anche se lui molto modestamente, non si sentiva un granché, mentre i suoi colleghi pur bravissimi (Wally Wood, Angelo Torres, Al Williamson, Gene Colan, Alex Toth…) lo idolatravano. Mi ha sempre affascinato il suo stile antico, moderno e dinamico allo stesso tempo (pensa che a 15 anni copiavo interamente i suoi fumetti da Creepy cercando di carpirne i segreti del tratteggio, di cui era maestro indiscutibile). Poi se vogliamo un aneddoto ci lega…lui iniziò da fumettista e finì la sua vita da bidello, io esattamente il contrario! E questo mi ha sempre fatto sorridere!

La tortura della speranzaHai ricevuto anche vari riconoscimenti come disegnatore tra i quali il Premio Necronomicon come miglior fumetto horror nel 2004. Che cosa avevi rappresentato?
Ah, che ricordi! Quasi dimenticati. Avevo inviato la riduzione a fumetti de La tortura della speranza da Villiers de l’Isle Adam. Poi pubblicata su Hypnos, quando era una fanzine.

Oltre a disegnare ti piace anche scrivere, Moby Dick infatti hai anche pubblicato fiabe e sceneggiature …
Ultimamente mi sono dedicato spesso a sceneggiature di graphic novel, ma in passato mi sono cimentato in fiabe e anche in testi teatrali di discreto successo.

La musica è un momento imprescindibile delle tue giornate tanto che disegni e scrivi ascoltandola e fai anche parte di un coro. Quale generi ascolti e canti?
Beh sono nato in un’epoca dove la musica rock faceva sfracelli. Ho una predilezione per il progressive, tipo Jethro tull (il mio gruppo cult), Gentle Giant, Van Der Graaf Generator e tanti altri. Parallelamente ho sempre ascoltato e poi cantato musica sacra. Ultimamente è stato editato un cd di musica sacra a nome Musicaround ensemble dedicato a El Cant de la Sibil-la per la Dynamic, in cui partecipa il mio ensemble Arkansé choir.

Quest’anno prevedi nuove uscite?
Sì, sto lavorando a molte cose e come al solito tutte insieme. In questo mese dovrebbe essere pubblicata la biografia di Beethoven (in collaborazione con Roberto Iovino, Nicole Olivieri e Marco Mastroianni) e verso marzo un graphic novel di 200 tavole tratto dal romanzo di Giovanna Repetto (che immagino conoscerai, grande scrittrice davvero) Icarus, per le Watson edizioni. Questo graphic novel mi ha visto alla sceneggiatura e ne sono profondamente soddisfatto. A breve, inoltre, dovrebbero uscire i nuovi numeri di Zothique e Studi Lovecraftiani. Per il primo ho disegnato ritratti di Bram Stoker e illustrato suoi racconti inediti e in più un mio fumetto inedito Vlad, per la seconda rivista dovrebbe comparire un mio omaggio lovecraftiano a Chet Baker (come vedi fusione di horror e musica). Poi col mio socio Mastroianni per il Canneto editore ci imbarcheremo, ed è proprio il caso di dirlo, nella biografia di Emilio Salgari, sperando di dare un taglio diverso alla storia.

Contiamo di vedere i tuoi nuovi lavori pubblicati e di tornare ancora a parlarne sul sito della World Science Fiction Italia!

Filippo Radogna

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